
Di Steven Spielberg (2018)
Partiamo subito dicendo cosa non m’è piaciuto del film:
N I E N T E
Bene ora passiamo a parlare di questo capolavoro tratto dal libro omonimo di Ernest Cline che ne ha curato lo script.
Cosa succede quando James Halliday, guru dell’informatica (forse più grande di Jobs?) crea un universo virtuale, OASIS, in un tempo in cui la realtà quotidiana è perlopiù un posto mediocre?
Succede che praticamente tutti vi si rifugiano, chi mantenendo la propria identità, chi trasfigurandosi in mille modi, facendo diventare il mondo virtuale più reale del reale.
E che cosa succede poi, se Halliday muore?
Succede che lascia un’eredità davvero immensa; letteralmente un intero universo.
Ma a chi può lasciarla se non ha figli, né parenti?
Agli amici? Naa, troppo facile.
Ad un gruppo industriale cattivo cattivo come la IOI? Naa, troppo triste (e brutto).
La lascia semplicemente a chi se la merita.
E per meritarsela uno che deve fare?
Ecco, il film narra proprio questo.
La ricerca delle chiavi per sbloccare l’easter egg che porta al controllo di Oasis.
Ma il film non parla solo di una quest per arrivare ad avere OASIS.
No, il film narra della vita, intesa come viaggio, dove le tappe sono scandite dagli eventi che ti segnano.
Per alcuni possono essere insignificanti, ma per te sono tutto.
E quando “ami” una persona, il legame empatico ti porta a sentirli questi momenti, addirittura a viverli e farli tuoi.
Non sto parlando dell’amore che, ad esempio, lega una coppia nella vita, ma del legame che può nascere tra due anime affini, anche se non si sono mai incontrate direttamente, come Parzival (Wade Watts) e Anorak (Halliday).
Poi, se i compagni di viaggio (Art3mis, Aech, Sho e Daito) diventano anche tuoi gli amici e li scopri anche dei validi guerrieri, hai buone possibilità di vincere “la ricerca”, o il gioco, o l’intero universo…
- ParZival
- Art3mis
- Aech
- Daito
- Sho
- Anorak
Il film non dà tregua, non ha cali di ritmo e tantomeno di tono.
La coralità di alcuni duelli / scontri potrebbe portare lo spettatore più attento alla follia, rendendolo schiavo di quella ricerca spasmodica dei dettagli dei quali l’intero film è permeato.
Riferimenti ovunque, dal materiale sparso sulla scrivania ai meandri di un’officina dove si assemblano meraviglie.
La cultura POP è il tappeto su cui camminare in punta dei piedi o combattere a colpi di katana o magari dove sdraiarsi e lasciarsi cullare.
E gli anni ’80 sono la perfetta incarnazione di tutto ciò che è POP.
E quindi?
Quindi siamo sì nel 2045, ma virtualmente siamo in un eterno mondo cristallizato in quella decade fantastica.
Aggiungiamoci poi una dose incredibile di musica dell’epoca e…
E niente, tutto troppo bello per essere vero;
Ma e’ VERO!
E come finisce?
Oh, Wade!… [cit.]
… La mia più grande paura era che il film fosse un po’ lacunoso, visto il libro da cui è tratto.
Invece mi è sembrato davvero grandioso, un vero capolavoro!
Da vedere e rivedere, perché ogni volta c’è qualcosa da scoprire.
PS: erano ANNI che non uscivo così SATOLLO e soddisfatto dalla visione di un film!