Iron Maiden – The Legacy of the Beast European tour 2018

Milano, 9 luglio 2018

Che concerto, anzi che concertone!

Hanno sicuramente fatto un patto col diavolo questi ragazzacci, perché gli Iron Maiden sono più in forma che mai, nonostante i quarant’anni di carriera.
Il sestetto non smette di stupire durante le esibizioni con performance capaci di togliere il fiato.
In realtà la voce la si perde quasi subito, perché è impossibile resistere alla voglia di cantare a squarciagola le canzoni proposte.

Si parte subito con il “Churchill’s speech”, il famoso discorso che tenne Winston Churchill dopo l’evacuazione da Dunkerque, accompagnato in sottofondo dal rombo degli aeroplani in battaglia.
L’incalzante vociare ti porta verso quel “We shall never surrender” che s’infrange sulla bordata di suoni dell’attacco di Aces High.
Sei talmente gasato che non ti arrendi di sicuro, anzi senti lo sprone che ti fa zompettare come un ossesso o, per chi ce la fa, ti catapulta nel sacro pogo.
L’impatto sonoro è esaltante quindi, ma ecco che sopra gli Iron spunta uno Spitfire a grandezza naturale che letteralmente volteggia!
L’impatto visivo è esagerato!

C’è ancora un po’ di luce naturale, ma non dà fastidio e sinceramente, in tutto quel fantastico bordello, non ci si fa caso.

Poi…
Poi Bruce indossa un bel giubbotto bianco e cappello imbottito, pronto per la scalata al “Nido delle acquile”, giusto per omaggiare “Where Eagles dare”.

Interessante l’uso dei Video wall ai lati del palco, che spesso mandano i video delle canzoni eseguite inframezzando le immagini dal palco.

Possibile vedere un concerto dei Maiden senza che Bruce tenga in mano un’arma bianca?

No, infatti mentre canta “The Trooper” brandeggia uno spadone con fare minaccioso (ma neanche poi tanto)

E che dire della statua che compare sullo sfondo alle note di “The flight of Icarus”?

Ovviamente l’esaltazione raggiunge il delirio quando si sentono recitate le strafamose parole del Book of the Revelation, ossia:

Woe to you, Oh Earth and Sea, for the Devil sends the beast with wrath, because he knows the time is short… Let him who hath understanding reckon the number of the beast for it is a human number, its number is Six hundred and sixty six.

che tutti recitano a memoria, manco si fosse in chiesa; e chi si degna di rendere omaggio al pubblico dalle retrovie, se non il signore degli inferi in persona?
Beh, per meglio dire “in palloncione”?

 

La scaletta del concerto

Aces High
Where Eagles Dare
2 Minutes to Midnight
The Clansman
The Trooper
Revelations
For the Greater Good of God
The Wicker Man
Sign of the Cross
Flight of Icarus
Fear of the Dark
The Number of the Beast
Iron Maiden

The Evil That Men Do
Hallowed Be Thy Name
Run to the Hills

Always Look on the Bright Side of Life (Monty Python song)

Bruce ringrazia il pubblico presente, citando la cifra di 17 mila spettatori, ma complice il caldo, le zanzare, la birra o chissà cosa, il dato viene frainteso.
Tra le fila dei fans si diffusero presto delle voci incontrollate secondo le quali l’affluenza fosse addirittura di 70 mila persone, come nella famosa scena del secondo tragico Fantozzi dove, durante la famigerata proiezione della “La corazzata Potemkin” costretti dal Guidobaldo Maria Ricciardelli, correva voce che l’Italia stesse vincendo 20 a 0 nei confronti dell’Inghilterra.

Ma resta il fatto che il concerto è stato una festa. La partecipazione del pubblico fantastica, per non parlare della varietà.

Infatti è stupendo incontrare una moltitudine di figure diverse; per intenderci dall’attempato fricchettone alla bambina di 6 anni coi genitori, tutti in rigorosa maglietta Iron Maiden-Killers, oppure dal gruppo di adolescenti al gruppo di “Enni” (40, 50, 60…) che degli Iron non ne hanno mai abbastanza.

Una festa per l’appunto. Una festa con dell’ottima musica, s’intende.

E come sempre, da un po’ di anni a questa parte, mi ripeto:”Vado a vedere gli Iron, perché mi sa che questo è l’ultimo concerto” e puntualmente vengo smentito da questi “ragazzi”.

Quindi, ci vediamo l’anno prossimo, al loro prossimo concerto…